Seleziona una pagina

TAMPEP – fondazione e lavoro svolto

PROSTITUZIONE MIGRANTE

TAMPEP è un progetto di ricerca Europeo e un intervento attivo, che promuove la presa di coscienza su HIV/AIDS e STD tra i sex workers immigrati. I gruppi oggetto dei nostri interventi rappresentano un vario, ma molto specifico gruppo di donne che noi definiamo, per ragioni che chiariremo brevemente, come prostitute migranti.

La prostituzione in Europa dovrebbe essere vista come un fenomeno internazionale, che coinvolge un numero sempre in aumento di donne e uomini, provenienti anche da altri continenti. Infatti, fin dagli anni 70 c’è un notevole afflusso di persone coinvolte nell’industria del sesso, che sono emigrate dall’Asia, Africa, e America Latina.

Inoltre, e più recentemente, c’è un continuo aumento del numero di persone dell’Europa Centrale e Orientale, che sono venute negli Stati membri dell’EU e hanno iniziato o continuano a lavorare come sex workers. Una prostituta o sex worker immigrata quindi è un cittadino non EU, impegnato nelle industrie del sesso dell’Europa del Nord, dell’Ovest e del Sud.

Molte persone oggetto del nostro intervento, non avevano precedenti esperienze come sex workers, nei loro paesi d’origine e non avevano intenzione, emigrando, di essere coinvolte in questo lavoro. Si dovrebbe, inoltre, chiarire che molti di loro che sono coinvolti nell’industria del sesso, non identificano sé stessi come prostitute. Considerano, inoltre, il loro lavoro come temporaneo.

I sex workers di entrambi i sessi, così come i transessuali, sono stati contattati per il nostro intervento. Riguardo i transessuali, sottolineiamo che rispettiamo l’identificazione di sesso con cui si sono presentati e non li consideriamo un “terzo sesso”.

Comunque, pensiamo sia necessario distinguere questo gruppo nella nostra ricerca, poiché i transessuali presentano bisogni medici e sociali specifici, che richiedono una speciale attenzione. La prostituzione di sex workers migranti avviene in tutti i paesi dell’EU. La mobilità dei gruppi é in aumento, sia tra i singoli stati membri, sia a livello nazionale. Questa mobilità ha innescato un fenomeno strutturale di migrazione seriale o a catena, che merita una particolare attenzione.

Si deve mettere in grande evidenza che la prostituzione “migrante” non è un fenomeno temporaneo o statistico e quindi, è necessario tracciare dei paralleli con le esperienze di altri gruppi, che migrano in Europa, in cerca di occupazione.

In molte aree dell’EU, il numero delle prostitute immigrate attive nell’industria del sesso è superiore a quello dei sex workers locali. Tuttavia, i sex workers immigrati rimangono spesso estranei alle strutture legali, sociali, mediche e perciò, affrontano enormi difficoltà nell’accedere alle informazioni che potrebbero migliorare la qualità della vita. Questa posizione emarginata contribuisce alla frequente vittimizzazione delle prostitute immigrate in attività criminali, nel traffico illegale di donne e uomini, all’isolamento e alla dipendenza.

Per tali ragioni e con l’esperienza accumulata durante il primo anno del progetto, sia con il diretto contatto con le prostitute immigrate, che con una valutazione delle loro condizioni di vita, abbiamo concluso che la prevenzione a STD e HIV/AIDS deve essere inclusa in una cornice più ampia di promozione alla salute più vasta e che lo sviluppo di tale cornice dovrebbe essere una priorità assoluta.

I servizi esistenti in EU hanno pochi contatti con i membri del gruppo in oggetto. È per questa ragione che le nostre tre organizzazioni hanno attivato TAMPEP, un progetto che ha l’obiettivo di sviluppare, in collaborazione con i sex workers immigrati, strategie più efficaci e produrre nuovi materiali per facilitare il contatto con il gruppo in oggetto.

Durante il primo anno di attività, TAMPEP si è sforzato di promuovere questo sviluppo, conducendo un’attività sperimentale in regioni caratterizzate da una diversità di condizioni sociali e strutturali, (legali, sociali, culturali, mediche). Si è ottenuto ciò, con l’interazione di elementi di ricerca e di intervento.

Bisogna stabilire chiaramente che TAMPEP non si è prefissato l’obiettivo di essere una rete di servizi, in grado di coprire i bisogni dei paesi, ma di stimolare i servizi esistenti.

TAMPEP ha sviluppato una metodologia di lavoro, che può essere adattata alla varietà di situazioni che si presentano agli uomini e alle donne nei loro posti di lavoro. Ha prodotto materiali informativi ed educativi, in lingue diverse, come strumento che aiuti a migliorare le condizioni di salute e sociali dei sex workers.

TAMPEP è un gruppo di lavoro internazionale e interdisciplinare con mediatori culturali ed educatori alla pari.

TAMPEP è stato, all’inizio, motivato da tre fattori:

  • La mancanza di informazioni su HIV/STD disponibili nelle lingue native del gruppo in oggetto. Tale mancanza impedisce lo sviluppo di programmi educativi e preventivi, riguardanti i rischi collegati alle attività professionali dei sex workers. In più, tale mancanza rende difficile migliorare le loro condizioni di lavoro e, di conseguenza, impedisce ogni opportunità di ottenere benessere fisico e psichico.
  • Le condizioni di vita e di lavoro dei sex workers migranti, con particolare riguardo alla salute e all’igiene di singoli componenti di questi gruppi, così come alle condizioni generali prevalenti nei locali o ambienti dove le prostitute immigrate sono professionalmente attive.
  • L’importanza di facilitare un contatto diretto tra i sex workers immigrati e le istituzioni attive in campo medico sociale. Questo contatto dovrebbe permettere una mediazione culturale, senza compromettere l’attuazione di un servizio efficiente.

TAMPEP è stato iniziato contemporaneamente in Olanda, Italia, Germania. L’Austria si è unita al progetto, nella sua seconda fase.

Il coordinamento in ognuno di questi posti è stato affidato alla responsabilità di Mr. A. de Graaf Stichting (Fondazione), in Olanda, al Comitato per i diritti civili delle Prostitute, in Italia, Amnesty for Women, in Germania e LEFO (Donne Esiliate Latino-Americane), in Austria.

TAMPEP ha beneficiato dell’assistenza e del sostegno finanziario di PRAEVENTIE FONDS Olandese e della Commissione delle Comunità Europee, del DIRECTORATE GENERAL EMPLOYMENT, INDUSTRIAL RELATIONS AND SOCIAL AFFAIRS; HEALTH AND SAFETY DIRECTORATE, PUBLIC HEALTH.(DG V)

LA DIMENSIONE EUROPEA

Un interessante fattore, in termini di dati comparativi, è la presenza di una popolazione stratificata di sex workers immigrati.

  • Una distinta categoria è rappresenta da sex workers, che risiedono nel paese ospite per un periodo esteso (almeno 5 anni) e sono impegnati mobili, all’interno del paese ospitante, o per periodi molto brevi, collegati al lavoro, in altri paesi Europei.
  • Una seconda categoria è rappresentata dai “transitanti”, che sono continuamente in movimento tra i vari paesi e la cui presenza in ognuno di essi è sempre di breve durata.

C’è una differenza tra gruppi che scelgono di immigrare in uno dei tre paesi e costituiscono un flusso migratorio piuttosto stabile, e gruppi che rappresentano un nuovo flusso di migrazione trans-europea. Il fenomeno della prostituzione migrante è caratterizzato da cambiamenti continui, con frequenti varianti nella concentrazione e nel numero di questi lavoratori in ognuna delle tre nazioni, così come nella nazionalità rappresentata e nel loro grado di mobilità.

La varietà delle politiche per l’immigrazione dai paesi extra-EU e loro differenze esistenti, riguardo alla possibilità di ottenere un permesso di lavoro, influenzano le condizioni di vita e di lavoro dei sex workers immigrati, aumentano il livello di emarginazione e facilitano la possibilità di sfruttamento, dipendenza e controllo da parte delle organizzazioni criminali.

I severi regolamenti vigenti in Europa contro i non Europei, influenza direttamente le condizioni di vita e di lavoro dei sex workers immigrati clandestini e sono particolarmente dannosi al loro benessere fisico e mentale. La maggioranza dei sex workers che lavorano in un contesto di prostituzione al chiuso, (appartamenti, quartieri a luci rosse, sex club), vivono e lavorano nello stesso posto.

La ragione di ciò è collegata prima di tutto al loro stato di clandestini e al loro orario di lavoro. Ciò implica che sono continuamente esposti al contesto dell’industria del sesso. Perciò, il loro stile di vita si caratterizza per uno stretto isolamento ed emarginazione.

CARATTERISTICHE

Sebbene il gruppo in oggetto della nostra ricerca sia stato difficile da raggiungere, come altre popolazioni emarginate all’interno della nostra società, c’è un notevole aumento del riconoscimento del ruolo informale di influenza che gli educatori alla pari e i sostenitori hanno nel facilitare l’accesso alle informazioni per e sulla comunità.

Attraverso un’analisi metodologica che implica una stretta collaborazione di lavoro con il gruppo, abbiamo sperimentato che, in certe aree in Olanda, Italia e Germania, i membri del gruppo sono stati identificati come disponibili a collaborare nella progettazione ed esecuzione del progetto.

Prendendo in considerazione le differenti realtà all’interno di ogni paese, la metodologia TAMPEP è stata applicata contemporaneamente nei tre paesi partner.

I risultati, dopo il primo anno di progetto, indicano che le regole determinate all’interno di un gruppo è un fattore importante nell’aumento delle capacità dei sex workers di opporsi ai clienti che non sono disposti ad adottare precauzioni sessuali più sicure. Tale implicazione ci ha condotto a tentare di provare coesioni di gruppo tra sex workers immigrati, come tentativo di influenzare i loro articolati ed impliciti codici di comportamento, in modo positivo. Tali strategie miglioreranno le tecniche di negoziazione dei sex workers, così come la loro posizione di guadagno iniziale.

Pensiamo sia necessario puntare all’aumento della fiducia in se stessi e, di conseguenza l’auto-efficacia dei sex workers . Un’altra importante osservazione è stata che molti progetti utilizzano strategie e materiali che sono stati progettati per occhi “occidentali”.

È necessario tenere conto del fatto che le donne provenienti da ambienti totalmente differenti, hanno bisogno di approcci, strategie, materiali, completamente diversi

Bisogna sostenere le donne nei loro sforzi di ottenere il controllo delle loro condizioni di vita e di lavoro e, lavorando sul contatto naturalmente esistente, i leaders e gli educatori alla pari avranno un ruolo cruciale, in questo processo.

Un ampio spettro di iniziative basate sulle comunità, dirette alla empowerment di sex workers immigrati, può avere un enorme impatto sulla prevenzione primaria e permettere ai sex workers più opportunità, nella posizione contrattuale con i clienti, i tenutari di bordelli, i protettori.

METODOLOGIA

La metodologia utilizzata da TAMPEP si basa su una partecipazione e collaborazione diretta ed attiva col gruppo. L’esame sociologico e l’intervento pratico riguardo la protezione, si sono sviluppate a ciclo continuo in questo modo:

  • Raccolta di informazioni
  • Organizzazione di attivitá basate sui dati
  • Creazione di nuovo materiale
  • Valutazione dei risultati.

Infine, tali risultati parziali sono stati messi in pratica in nuove attività, in un processo che ha approfondito qualitativamente la strategia progettata per ottenere un intervento positivo nel migliorare la salute dei sex workers.

Questo continuo processo di investigazione, produzione di materiali, attuazione e valutazione ci ha permesso di sviluppare attività (estemporanee), fatte su misura per ogni gruppo e sottogruppo.

Le attività concrete dei teams sono state;

  • Interviste per raccogliere informazioni in generale e per fare una stima dei bisogni dei sex workers.Testare ed adottare il materiale esistente, produrre e testare materiale in collaborazione col gruppo
  • Raccolta di dati, workshops, consultazione individuale
  • Stimolare nelle istituzioni l’adeguamento dei servizi alla necessitá del target
  • Mediare, fare da referenti e accompagnare i sex workers dagli erogatori di servizi.
  • Formare gli educatori alla pari.
  • Valutare costantemente gli effetti delle attività: con riferimento ai livelli di conoscenza, cambiamenti di atteggiamento nei riguardi della promozione alla salute, cambiamenti di comportamento riguardo ad un sesso più sicuro e miglioramento della salute, professionalizzazione e barriere (strutturali) che impediscono il raggiungimento degli obiettivi.

MEDIAZIONE CULTURALE

La metodologia TAMPEP si basa su due ruoli professionali:

i mediatori culturali e gli educatori alla pari, sui quali sono stati formati gli interventi di prevenzione del progetto.

TAMPEP ha obiettivo di formalizzare le esperienze che sono maturate nel suo sviluppo, in relazione al suo funzionamento, i ruoli e i problemi incontrati nell’uso dei mediatori culturali La mediazione culturale può aiutare a linguistici e degli educatori alla pari nel contesto del progetto.

La mediazione culturale e linguistica può aiutare a stimolare nuovi modelli di intervento in Europa e può servire da esempio per l’integrazione degli immigrati nell’area del servizio sanitario pubblico, un’area di primaria importanza per gli immigrati.

Nel contesto dell’attivitá TAMPEP, il ruolo del mediatore culturale è molto complesso: non sono né assistenti sociali né assistenti sanitari, né esclusivamente traduttori. Sono individui in grado di ottenere la fiducia del gruppo in oggetto e facilitare il contatto con esso. Sono dello stesso gruppo etnico e nazionalità dei sex workers e, perciò in grado di riconoscere e apprezzare i meccanismi sociali e culturali, che influenzano il loro comportamento e le loro scelte.

Sono istruttori con un mandato pedagogico, conferito per un riconoscimento di autorità su parte del gruppo e per la conoscenza ed esperienza nel campo della prevenzione di STD/AIDS, tra i sex workers.

In quanto collaboratori riconosciuti, viene loro richiesto di promuovere e facilitare empowerment e la consulenza , con l’obiettivo di aiutare il gruppo a cambiare comportamenti e a rafforzare le possibilità di imparare tecniche di negoziazione efficaci e stima di sé. Rappresentano un ponte tra il gruppo e il paese ospitante. I mediatori culturali sono in grado di tradurre concetti culturali, piuttosto che parole.

ENWERUNZON-JONSON: “I mediatori linguistici e culturali sono figure professionali che facilitano la comprensione linguistica e culturale tra gli utenti che appartengono a minoranze etniche e gli erogatori di servizi pubblici, in un contesto di poteri diseguali e nel rispetto di entrambe le parti.”

MEDIAZIONE CULTURALE IL SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO

Per il contatto con i fornitori di servizi, il mediatore culturale è importante, in quanto elemento necessario a verificare e a dimostrare il bisogno di presa di coscienza che sorge sia negli utenti che negli erogatori del servizio.

Essi interagiscono con i fattori multiculturali, inerenti il gruppo di immigrati, e con coloro che forniscono i servizi per gli utenti internazionali. Nello stesso tempo, i mediatori culturali possono facilitare /mediare il contatto con gli operatori sociali e culturali percepiti spesso come problematica e gravosa. Essi sono un legame tra i sex workers e gli erogatori di servizi. Essi devono spiegare la differenza dei sistemi sanitari agli immigrati, poiché questi hanno idee ed esperienze diverse del servizio sanitario pubblico, nei loro paesi di origine.

Il mediatore culturale deve negoziare e rendere espliciti una grande varietà di messaggi non verbali, correlati al modo in cui i fruitori dei servizi si rivolgono agli erogatori.

Le ragioni per cui i sex workers immigrati non accedono ai servizi sono collegate non solo ai problemi di lingua, riguardano le loro specifiche culture, la loro situazione giuridico-sociale, il livello di istruzione e la percezione che hanno del loro lavoro sessuale.

RUOLI E RESPONSABILITA’ DEL MEDIATORE CULTURALE

I mediatori culturali appartengono ad una cultura “differente” che interagisce e reagisce alla cultura dominante nel paese ospitante.

Facilitano la comunicazione tra i membri di una comunità immigrata e coloro che costituiscono la cultura dominante; così come con gli altri individui o gruppi, che, hanno, in qualche modo, contatti con i sex workers immigrati e influenza su di loro. I mediatori culturali sono un punto di riferimento, poiché essi stessi hanno un’esperienza di immigrazione e, nel nostro caso, qualche volta, anche esperienze nell’industria del sesso.

La mediazione culturale va compresa come facilitazione culturale e linguistica. Essi sono un filtro, per esempio, nei workshops, con compiti che vanno oltre la interpretazione linguistica. Il mediatore deve essere capace di mantenere una posizione di autonomia, in quanto è questa neutralità che é alla base della possibilità di una mediazione efficace.

I mediatori culturali sono un tramite che conosce le ragioni, le abitudini e codici della cultura dominante del paese ospitante, così come le condizioni, le etiche sociali e lo scenario in cui il gruppo minoritario si trova.

PROBLEMI DI MEDIAZIONE CULTURALE

Da un lato, però, il mediatore potrebbe diventare o essere percepito dal sex worker, come un “rimedio”. Dall’altro lato, il mediatore potrebbe trovarsi investito del ruolo di “avvocato”, in funzione dei servizi, piuttosto che del gruppo. In questo caso, c’è il rischio che il mediatore culturale e linguistico sia visto come uno che è complice di fronte ai servizi e in parte responsabile per i comportamenti che provocano insoddisfazione tra i componenti del gruppo.

Inevitabilmente, i mediatori finiscono nel mezzo di due contrapposizioni: Gli erogatori di servizi con le loro aspettative poco realistiche, che riguardano gli effetti della mediazione culturale e i sex workers, che nutrivano aspettative poco realistiche sulle possibilità dei mediatori di ottenere migliori servizi sanitari. Deve essere chiaro, per entrambe le parti, fin dall’inizio, che il mediatore culturale non può fornire garanzie di qualsiasi tipo, ad entrambe le parti.

EDUCATORI PARI

In contrasto con il mediatore culturale, un educatore pari è un membro del gruppo target e perciò si identifica completamente con il gruppo, in cui svolge un ruolo di leader.

Quindi egli articolerà gli interessi dei sui pari.

In relazione all’educazione pari, indirizzata da uno specifico gruppo di sex workers, (immigrati non stanziali, che sono frequentemente emarginati e in una posizione di dipendenza), l’esperienza di TAMPEP può fornire elementi di analisi, riguardo la possibilità (o l’impossibilità) di un’educazione pari, che coinvolga il gruppo e sulle necessarie modifiche, che bisogna introdurre, nell’applicare concetti di educazione alla pari:

L’esperienza ci ha mostrato che ci sono alcune pre-condizioni, per l’educazione pari:

  • La persona deve appartenere alla comunità del gruppo target.
  • Lui/Lei deve essere riconosciuto come leader della comunità, nel momento in cui rappresenta un particolare progetto, da sviluppare.
  • Gli effetti di TAMPEP dipendono più dall’accettazione e dall’auto-identificazione del ruolo di educatore pari all’interno della comunità, che dalla sua posizione in detta comunità.
  • L’educatore deve essere chiaro, circa il suo ruolo nel gruppo e sul progetto stesso .
  • L’educazione alla pari implica un ruolo didattico ed un ‘influenza nei cambiamenti di comportamento.
  • Dovrebbero saper organizzare e condurre una serie di lezioni su temi vari, connessi alla prevenzione e a pratiche sessuali più sicure, così come aiutare i loro colleghi nella presa di coscienza di STD e HIV/AIDS.
  • Oltre al ruolo di aumentare il senso di responsabilità, informare, aumentare le conoscenze e l’autostima, l’educatore alla pari dovrebbe, contemporaneamente, distinguere ciò che concerne i suoi compiti all’interno della comunità dalla sua vita privata e da quella degli altri sex workers, (i loro coinvolgimenti sentimentali, i contatti professionali e la carriera).
  • Devono applicare il concetto di educazione alla pari in una situazione di grande mobilita’.
  • Il ruolo di educatori pari implica un ruolo modello, che facilita l’instauro di un rapporto studente/insegnante.
  • Il punto più importante è il mutuo sostegno fra colleghi, in relazione allo sforzo di cambiare comportamenti, in relazione ad un sesso più sicuro.

MATERIALI

La produzione e l’uso di materiali per il progetto è stato considerato uno strumento per il nostro lavoro, e non una meta. I materiali sono stati prodotti insieme al gruppo, durante gli workshop, il lavoro esterno e altri tipi di incontri regolari. Per questa ragione, sono stati un importante materiale didattico, nel formare gli educatori alla pari.

Gli scopi sono stati di produrli per:

  • Porsi degli obiettivi, poiché sono stati fatti con e per i sex workers immigranti.
  • Osservare e assimilare le specifiche differenze culturali all’interno del gruppo.

I diversi materiali sono stati utili, in termini di aumentare la consapevolezza su STD e AIDS e di sostenere le altre attività, attuate attraverso il progetto.

I materiali prodotti da TAMPEP, durante il primo anno di progetto:

  • Opuscoli su AIDS, epatite B, malattie veneree e condoms, lubrificanti.

Questi opuscoli sono disponibili in: Inglese, Spagnolo, Portoghese, Tailandese, Polacco, Russo, Cecoslovacco.

  • Il giornalino a fumetti AUGUSTA’S WAY, in Inglese
  • Il giornalino a fumetti Dichos & Diretes, in Spagnolo
  • Il giornalino a fumetti Dichos Jetinhos, in Portoghese
  • Cassette in Polacco, Ceco, Portoghese, Russo, Bini, Ibo, Pidgin e Akan-Portoghese sulla prevenzione AIDS
  • Due opuscoli per i Transessuali; uno sugli ormoni, il silicone, l’operazione per il cambio di sesso e l’uso del condom, e un altro sulle malattie veneree, AIDS ed Epatite B. Tali opuscoli sono disponibili in Inglese e Portoghese, in Spagnolo e Thai.
  • Un pieghevole sulla contraccezione, in Inglese. Due pieghevoli sulla contraccezione e l’alimentazione in inglese
  • Un pieghevole a fumetti “Consigli sulla sicurezza nel lavoro”, della serie “Augusta’s Way”.

Un opuscolo in Serbo-Croato e Albanese su AIDS/STD. Materiale didattico “Amore e cura di me” per gli educatori alla pari.

Materiali in produzione:

  • Un opuscolo sulla sicurezza al lavoro.
  • Un’Agenda Europa, con indirizzi e consigli legali.

ORIENTAMENTO DI WHO

Le prostitute dovrebbero essere in grado di proteggersi dalle infezioni da HIV, AIDS, e STDs.

Dovrebbero avere condizioni di lavoro sicure, compreso il diritto di rifiutare i clienti offensivi o che non collaborano, e dovrebbero avere il diritto di rifiutare pratiche, che rischiano di trasmettere HIV e altre STDs, compresa qualsiasi attività sessuale di penetrazione, fatta senza condom.

Le attività di prevenzione dovrebbero essere rivolte ad un pubblico diversificato, nell’ambito del sex work: sex workers, clienti, amanti ed altri partner non commerciali, impresari nel campo del sesso, assistenti sanitari, polizia…

La pratica di un sesso più sicuro, da parte dei sex workers è collegata a condizioni di lavoro sicuro.

“NON SI SOTTOLINEEARA’ MAI ABBASTANZA L’IMPORTANZA DI COINVOLGERE I MEMBRI DI OGNI GRUPPO IN OGGETTO, NELL’ESCOGITARE STRATEGIE, DA ATTUARE CON TALE INTERLOCUTORIO. L’EDUCAZIONE ALLA PARI È STATA UNA STRATEGIA FONDAMENTALE NELLA PREVENZIONE ALL’AIDS, E, NEI PROGETTI DI MAGGIOR SUCCESSO, HA PORTATO A RAFFORZARE IL SENSO DI COMUNITA’ E, TRA I SEX WORKERS, LA PROFESSIONALITA’”.

CONSIDERAZIONI

Non è solo la diversità di background culturali che determina una diversità di atteggiamenti, ma anche:

  • Il particolare contesto dell’industria del sesso, in cui le donne sono impiegate.
  • I fattori strutturali che riguardano le politiche sulla prostituzione, nei paesi dove sono residenti temporanei.
  • Le politiche sanitarie, che influenzano le condizioni sanitarie e lavorative dei sottogruppi all’interno del gruppo.

Idealmente, sarebbe possibile usare i metodi di educazione alla pari, in una infrastruttura più ampia di progetti di prevenzione, che analizzino i sex workers immigrati, ad un livello europeo, cosi da creare una rete, cui gli educatori dei vari stati, potrebbero far riferimento.

D’altra parte, le possibilità delle prostitute non europee, di creare un’organizzazione autonoma basata su un modello di comunità , in grado di funzionare sui diritti umani e su problemi di sostegno, è limitata dallo stato giuridico degli immigrati clandestini e dalla emarginazione a cui sono soggetti.

Per la maggioranza dei sex workers stranieri, la prostituzione rappresenta un mezzo di sopravvivenza ed è un’attività che praticano al di fuori di una semplice necessita’ economica. Essa è vista come condizione temporanea e, in nessun caso, come una “identità”.

ORIENTAMENTO TAMPEP

TAMPEP è un progetto Europeo, che si divide in tre fasi differenti:

Fu iniziato nel Settembre del ’93, contemporaneamente in Olanda, Italia e Germania. Nella sua seconda fase, iniziata nel Giugno del ’95, l’Austria si è unita al progetto. Tampep è stata creata come gruppo di riferimento nazionale ed internazionale per ogni organizzazione, gruppo e/o servizio sanitario, che tratta e lavora con i sex workers immigranti e con la prevenzione all’AIDS e STDs, in EU.

TAMPEP è stato creato per attuare e diffondere una nuova strategia e metodologia nel lavoro con i sex workers, immigranti in Europa.

INTENDIMENTI DI TAMPEP:

Promuovere la prevenzione HIV/STD e migliorare lo stato di salute.

  • Dimostrare l’importanza della mediazione culturale.
  • Valutare costantemente la situazione e i suoi cambiamenti.
  • Rafforzare l’educazione alla pari e la stima di sè, tra sex workers immigranti.
  • Produrre specifico materiale informativo, con la partecipazione del gruppo in oggetto.
  • Sviluppare e costruire un modello che sia flessibile e aperto verso le differenze culturali del gruppo, all’interno delle differenti realtà di ogni paese europeo, in cui il progetto viene attuato.
  • Analizzare gli sviluppi della prostituzione in Europa; situazione in Europa

TAMPEP 1

IL LAVORO PRATICO

  • la pratica intensiva di lavoro su strada e sul campo
  • la valutazione costante delle differenti situazioni e realtà del target
  • lo sviluppo dei materiali insieme al target groups, tenendo in considerazione le specifiche differenze culturali e di educazione di ogni gruppo
  • sistemizzare l’idea dell’uso dei mediatori culturali e di educatori alla pari
  • migliorare le relazioni individuali con il target, per comprendere meglio le differenze e le similitudini delle donne immigrate mentre si prostituiscono in EU
  • sviluppare il lavoro del progetto considerando la situazione del target, grande mobilità, illegalità, isolamento, dipendenza, paura di essere riconosciute come prostitute, auto-emarginazione, bassa conoscenza circa la salute in generale
  • l’inserimento di un progetto di prevenzione AIDS/STD fra sex workers immigrate in una realtá sociale che discrimina, criminalizza e stigmatizza la prostituzione.

TAMPEP 2

UN MODELLO NAZIONALE

  • rinforzare la dinamica di gruppo del target
  • lavorare più con il gruppo che con i singoli individui
  • individuare: leader all’interno dei gruppi, per formare educatori alla pari
  • attraverso l’esperienza di TAMPEP 1 sviluppare modelli concreti con orientamento per azioni (lavori di strada, workshops) e materiale informativo per organizzazioni Europee che desiderano cominciare un lavoro con le prostitute immigrate
  • sperimentare materiali esistenti o/e svilupparne di nuovi
  • prendere contatto con differenti organizzazioni (OMG e istituzioni),

nazionali e internazionali, per diffondere l’idea e la metodologia di TAMPEP in merito al lavoro con sex workers immigrate

  • offrire workshops per introdurre e costituire nuovi punti di supporto nel paese

TAMPEP 3

MODELLO EUROPEO

I partner di TAMPEP saranno punto di riferimento per altri paesi Europei.

Si presenteranno come centro Europeo di assistenza, consulenza e formazione in riguardo alla promozione della salute e il lavoro sociale con i sex workers immigrati i lavoratori di TAMPEP dovranno essere visti come esperti di questo modello ed essere capaci di implementare tale modello in altre realtà.

Attività di Tampep, gennaio-maggio 1999

  • proseguimento delle attività descritte nell’iterim-report Tampep4
  • risposta alle richieste di informazioni sui materiali di Tampep
  • preparazione del programma per il progetto Leonardo da Vinci, che include anche periodi di formazione per educatrici pari, mediatrici culturali, e operatori di strada
  • preparazione del programma per il progetto inter-regionale NOW, che include anche periodi di formazione per educatrici pari, mediatrici culturali, e operatori di strada
  • stesura di una Agenda Legale , sulla legislazione italiana riguardante i diritti della donna immigrata stampato in varie lingue dall’agenzia di formazione ENAIP
  • progettazione di opuscoli sulla prevenzione contro l’AIDS editi da TAMPEP e LILA
  • seminari ed incontri su vari progetti presenti nella realtà europea e mediterranea
  • relazione di Rosanna Paradiso sulle attività per la conferenza “ Forum European pour la scurite urbane”, Lyon, Francia. I temi trattati sono stati gli aspetti criminali che si riscontrano nelle aree del Nord Italia in cui accanto al fenomeno prostituzione esiste anche quello della mafia albanese e russa. È stato ribadito il concetto fondamentale di una intesa di intenti e politiche con le autorità istituzionali per combattere il problema della tratta e dello sfruttamento della prostituzione. Si è affermata la necessità di tradurre il manuale “ Hustling for Health”
  • invio dei dati al “Questionnarie on migrant prostitution from 1997 till 1999: analysis of the data and results”
  • partecipazione, in Italia, al coordinamento nazionale per GO e NGO per la lotta alla tratta e la salvaguardia dei diritti fondamentali di chi si prostituisce. Audizione parlamentare alla Commissione Affari Sociali alla presenza del Vice presidente del Senato.
  • continua collaborazione con la CGIL nazionale
  • collaborazione nell’organizzazione dell’Osservatorio nazionale sull’applicazione delle leggi sulla prostituzione in coordinamento con altre NGO e l’Università di Torino.
  • traduzione del manuale Hustling for Health dall’inglese all’ungherese
  • 18 giugno 99, presentazione del manuale Hustling for Health a Vienna
  • partecipazione al seminario “Diritti umani e sessualità”
  • discussione sulla piattaforma sui diritti delle prostitute
  • incontro con l’associazione “AIDS Hilfe Haus”
  • incontri mensili con l’associazione “Club Plus”
  • preparazione di un indirizzario contenente un elenco di dottori, cliniche e avvocati in grado di essere utili alle persone prostitute in Austria
  • discussione organizzata dal Club Plus su Aids e prostituzione
  • incontro con il coordinatore del progetto “CHAME” di Salvador di Bahia in Brasile. Tema: il turismo sessuale e le prostitute dal Brasile all’Est Europa.
  • lavoro delle Unità di strada a Vienna e nel Austria meridionale
  • partecipazione alla tavola rotonda su donne migranti e salute
  • partecipazione al seminario Lefo/ Tampep
  • osservazione e analisi della situazione delle donne prostitute nelle zone rurali dell’Austria
  • preparazione del corso per mediatori culturali seguendo la metodologia di Tampep ( Zurigo)
  • partecipazione all’assemblea delle NGO in vista dell’incontro UNO contro la tratta
  • incontro con Fanny Polania sulla situazione delle donne prostitute migranti in Spagna
  • convegno di Lisbona , 24 luglio 1999, organizzato da Dr Jacinta Azevedo, con relativa visita alla clinica MTS Lapa Health Centre. Durante il meeting sono state discusse le problematiche di ciascun gruppo e le linee guida da seguire nel report finale. La sezione italiana di Tampep ha preso la responsabilità di realizzare il report per la zona sud. Si è deciso di organizzare una giornata di studio con esperti sul trattamento e la prevenzione all’ infezione da HIV tra le donne di provenienza africana. La responsabilità di realizzare questo seminario e stata data a Rosanna Paradiso, per la fine di settembre.
  • presentazione della traduzione Italiana del manuale “Hustling for Health” sia a Torino (27 giugno) che in modo ufficiale a Roma, al Campidoglio, il giorno 29 giugno con l’assessore alla salute pubblica, Pia Covre e Vittorio Agnolotto.
  • seminario “ Terapie , cure, malattie. Culture e diritti”, Torino, 25/9/99. La giornata di confronto e scambio di esperienze è stata articolata in una prima fase dedicata alle relazioni dei due ospiti in rappresentanza delle associazioni di immigrati sieropositivi Ikambere (Francia ) e Africa Positive Association ( germania); la seconda parte è stata occupata dal dibattito. Dal confronto tra le associazioni e gli ospiti locali sono stati focalizzati alcuni elementi del dibattito che riguardano soprattutto l’individuo con tutto il suo bagaglio sociale e culturale : l’interpretazione della malattia, i rapporti tra i sessi, i tabù sulla sessualità all’interno della famiglia a la preminenza del gruppo sull’individuo.

Le raccomandazioni al termine del seminario riguardano le strategie di intervento:

  1. ambito sanitario: creare un gruppo di lavoro che affronti il tema del counselling- l’annuncio dell’HIV- in collaborazione con le mediatrici culturali.
  2. ambito legislativo: mettere in agenda un seminario di approfondimento sulle differenze legislative nei vari paesi coinvolti in Tampep su : HIV, Privacy, diritto all’asilo politico, diritto alla cura- diritto alla non cura
  3. promuovere un maggior coinvolgimento delle comunità di stranieri a livello locale

Circolare emessa dal Governo austriaco

Nel settembre 1998 il Ministro degli Interni austriaco ha emesso una circolare con cui accorda il rilascio del “Permesso di residenza” alle prostitute migranti, in un capitolo della nuova legge sull’immigrazione.

Questo documento riconosce la prostituzione come attività di lavoro indipendente. Tuttavia, essendo attività retribuita, è necessario un permesso di soggiorno . La prassi attuale dimostra che non esiste un criterio comune per garantire un certificato di residenza alle prostitute. Si deve, quindi, dare soluzione a questo problema.

Rispettando le esigenze del target e le sue caratteristiche si è pensato di garantire piuttosto un permesso di soggiorno che un certificato di residenza che non corrisponde alle loro esigenze. Il requisiti minimi per ottenere questo permesso sono: assicurazione sanitaria, guadagno minimo economico per la sussistenza, requisiti speciali per poter esercitare la professione ( check-up sanitari presso strutture che ottemperino alle disposizioni che regolano la prostituzione ). In termini di sicurezza sul sostentamento, il ministro degli interni considera che per conseguire il permesso di soggiorno, la richiedente debba ottenere un numero di registrazione di entrata. Il primo permesso di soggiorno potrebbe coprire circa 2 mesi di permanenza, che saranno soggetti a verifica economica da parte delle autorità preposte a questi controlli.

Nel documento infine si afferma che l’esercizio della prostituzione, come da art.7/4/4 della legge austriaca sull’immigrazione, è soggetto come lavoro indipendente alla emissione di un permesso di soggiorno e l’esecuzione dei requisiti per l’esercizio della professione è controllato.

it_ITItalian